
Ha suscitato molto scalpore la notizia diffusa recentemente in Svezia dall'agenzia di stampa TT secondo la quale alcuni Scout di
agenzie di modelle si erano appostati nelle vicinanze di un ospedale della capitale svedese specializzato nella cura dei disturbi alimentari per contattare, durante la loro passeggiata quotidiana, le pazienti più adatte con proposte di
lavoro come modelle. La denuncia fatta dalla direttrice della struttura, la dottoressa Anna-Maria af Sandeberg, ha scosso il mondo della moda e della pubblicità già da tempo sotto accusa per il fatto di proporre un modello femminile aberrante. Ricordiamo la recente decisione del parlamento Israeliano che ha permesso la promulgazione di una legge che vieta di sfilare in passerella alle
modelle troppo magre. In una recente indagine in Italia, è emerso che i ben il 20% delle ragazzine tra gli 11 e i 17 anni soffre di disturbi alimentari. Non esiste lo stesso problema per i ragazzi. Il dato peggiora con l’età: dopo i 17 anni ne sono coinvolte il 30% delle giovani. Un episodio assolutamente da condannare perchè contrario ad ogni forma di etica professionale, dal momento che il fenomeno dell'anoressia appare sempre più drammatico in un mondo tempestato da immagini pubblicitarie che inneggano ad un modello di forma fisica distorto ed aberrante. Da più parti si richiede anche in Italia un presa di posizione che permetta da parte del mondo della moda il varo di un codice di autoregolamentazione che impedisca l'utilizzo di
modelle troppo magre. I responsabili dei
casting modelle sono in prima linea su questo fronte e dovrebbero essere responsabilizzati così come le
agenzie di modelle durante il reclutamento.